CSRD e il Pacchetto Omnibus: cosa c’è da sapere
La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è la direttiva europea che impone alle aziende di rendicontare le proprie performance ambientali, sociali e di governance in maniera più estesa, comparabile, e con standard obbligatori (gli ESRS) a partire dal 2023-24. L’obiettivo è aumentare trasparenza, responsabilità e comparabilità, con obblighi come la doppia materialità, l’inclusione della catena del valore e l’assicurazione esterna (almeno limitata). In Italia, la CSRD è stata recepita con il D.Lgs. 125/2024 (G.U. 10/09/2024; in vigore dal 25/09/2024).
Il Pacchetto Omnibus, proposto nel febbraio 2025 dalla Commissione Europea, introduce modifiche volte a semplificare la CSRD e le norme correlate (come la CSDDD e la Tassonomia UE), con l’intento di ridurre il carico regolatorio, soprattutto per le imprese più piccole. Tra le novità chiave: soglie più elevate per essere soggetti obbligati al reporting, riduzione dei punti di dati richiesti, posticipo di alcune scadenze applicative, mantenimento della “limited assurance” (anziché passaggio a una “reasonable assurance”), e standard ESRS semplificati.
Impatti e considerazioni per le imprese
Chi sarà interessato / esonerato
Le nuove soglie previste dall’Omnibus faranno sì che molte aziende che sarebbero state obbligate alla CSRD con i criteri originali non lo saranno più: in sintesi, resterebbero in obbligo le imprese con >1.000 dipendenti (e ricavi >€50 mln o totale attivo >€25 mln). Secondo le stime della Commissione, ciò ridurrebbe fino a ~80% la platea inizialmente coperta. Finché la riforma non sarà approvata, valgono le regole vigenti; tuttavia, molte imprese si stanno già orientando su approcci “proporzionati”.
Tempistiche, strategia e rischio
Oltre alla semplificazione, nel 2025 l’UE ha posticipato di due anni alcune scadenze (“Stop-the-Clock”): le “Wave 2” (altre grandi imprese) slittano al 2028 con primo report su FY2027; le “Wave 3” (PMI quotate, ecc.) al 2029 su FY2028. Le “Wave 1” restano invariate. Questo dà respiro operativo, ma non elimina i rischi reputazionali e di mercato.
Per le imprese che rimangono nel perimetro obbligatorio, l’Omnibus non riduce l’importanza della preparazione: i processi di raccolta dei dati, analisi della materialità, implementazione dei sistemi ESG continuano a essere fondamentali, anche per costruire reputazione, accesso a investimenti sostenibili e gestione dei rischi. Per chi potrebbe essere esentato, resta comunque il “vincolo commerciale”: molti clienti (soprattutto grandi gruppi e settori regolati) continuano a richiedere informazioni ESG e carbon footprint lungo la filiera. In questi casi, l’adozione volontaria di standard semplificati (es. VSME) o di un ESRS “light” può costituire un vantaggio competitivo e ridurre incertezze su cosa fornire ai clienti.
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